Questa parola ci guida da 150 anni.

Mario Fani, con Giovanni Acquaderni, tra il febbraio e il giugno 1867, elaborò la carta fondante della Società della Gioventù Cattolica, dando vita ad un organismo che voleva essere luogo di incontro per meditare, per condividere il servizio, per crescere nel dono di sé a Dio e agli altri.
“Preghiera, azione, sacrificio”: questo il motto che colorirà l’esperienza della Gioventù Cattolica dal 1868.

Quando a 24 anni fu costretto all’immobilità nel letto gli restò la preghiera, e la parola per esprimere il rammarico di «non potere fare tanto, tanto per la Chiesa», ma anche per affidare il testimone a chi gli stava intorno: «Bisogna agire! Bisogna agire».

E il nostro agire è la missione, l’apostolato.

Lo costruiamo sulla scia di chi ci ha preceduto, responsabili, aderenti e assistenti, personaggi noti e gente comune, lasciandoci guidare dal magistero della Chiesa, continuando a spendere il nostro carisma associativo in modo qualificato e appassionato, affidandoci al soffio dello Spirito, pronto a gonfiare le nostre vele.
Armida Barelli, Giuseppe Toniolo, Maria Sigheddu, Piergiorgio Frassati, Alberto Marvelli, Antonietta Meo (Nennolina), Vittorio Bachelet sono alcuni di quanti hanno indicato la strada da seguire perchè, come ci ricorda Papa Francesco, “la Chiesa ha bisogno dei santi di tutti i giorni, quelli della vita ordinaria, portata avanti con coerenza”

Lo esprimiamo rinnovando l’adesione alla ministerialità laicale dell’Azione Cattolica: il porsi alla sequela di Gesù, unico Maestro e Signore, che appaga le domande dell’intelligenza e il desiderio del cuore per testimoniare il suo Vangelo nella vita quotidiana.

Lo realizziamo impegnandoci nel servizio alla Chiesa e al Paese in un modo credibile e significativo, come hanno fatto in tanti anche in periodi difficili quali l’epoca fascista e gli anni di piombo.
In un mondo in cui si tenta di addormentare le coscienze, di legittimare ciò che legittimo non è, noi laici abbiamo il compito di annunciare il messaggio di Cristo non solo all’interno della comunità ecclesiale, ma anche e soprattutto capaci di levare alta e libera la voce in difesa dei valori irrinunciabili della vita, della persona, della pace e del bene comune come definito dal Concilio.

Lo concretizziamo con le nostre iniziative, le nostre attività che devono essere efficaci per una vera testimonianza, perché sia chiaro il messaggio che diamo a chi viene a contatto con noi, anche fugacemente, affinché l’immagine che in essi lasciamo rappresenti la nostra fede, il nostro credo.

Lo attuiamo, nei vari ambienti in cui viviamo, con gli atteggiamenti che assumiamo, con le decisioni che prendiamo, con le relazioni che intratteniamo, sempre guidati dalla forza del Vangelo, consci che deve essere recepito da persone che non hanno avuto le nostre stesse esperienze e non hanno il nostro linguaggio.

Siamo chiamati a gridare al mondo la gioia di essere cristiani, attraverso uno stile di vita che ci faccia divenire segno nel mondo, magari “scomodi” ma attraenti, rendendoci visibili con atteggiamenti, gesti, modi concreti di vivere contrastanti il normale tran-tran quotidiano.

Un agire che deve rendere l’immagine di chi siamo, che nasce dalla nostra capacità di volgere sempre “lo sguardo al volto di Gesù” affidandoci a Lui con la massima fiducia, andando all’essenziale, parlando e agendo con semplicità, facendo le cose non per vanto nostro, ma per rendere l’Associazione, la Comunità e, sopra di tutto, la Chiesa, più bella, più viva, più forte.

Intervento tenuto da Franco Macchiavello