Ricevere un messaggio in cui mi si chiede di scrivere quello che è stata la mia esperienza in AC , inizialmente mi ha un poco stupito. Non tanto per la fonte da cui partiva la richiesta ma per la mia situazione. Sono ormai diversi anni che non sono più iscritto.

Un’esperienza ricca, faticosa a volte, ma che rispecchiava in pieno quello che era e che è tuttora il mio senso di Chiesa e comunità. Storicamente mi inserisco in un cammino cha va dagli anni 80 al 2000 (anno più anno meno). In una realtà di chiesa locale dove le porte erano sempre aperte e dove la pastorale aveva un che di profetico. Forse la presenza in una comunità Agostiniana viva ha marcato a fuoco quello Spirito che rendeva pastori attenti al territorio, accogliente con le famiglie, aperto al sociale ed alla cultura.

In questo quadro la presenza attiva dell’Azione Cattolica, la sua vicinanza e supporto ai pastori, è stata costante motivo di crescita . Erano gli anni in cui, la spinta dei documenti conciliari, il coraggio che infondeva papa Giovanni Paolo II, la pastorale innovativa del cardinale Canestri, ci vedeva tutti proiettati oltre le mura delle nostre parrocchie. Una esperienza giovanile che, incarnando lo spirito dell’Azione Cattolica, ci vedeva spesso impegnati sul territorio non in contrasto ma in sintonia con quelle che erano le altre realtà , anche quelle ideologicamente distanti. In questo contesto anche l’esperienza fatta in Centro Diocesano in quegli anni forniva elementi di crescita personale e comunitaria. In quegli anni l’Azione Cattolica Diocesana, supportata dal servizio di tantissimi giovani e sostenuta dagli adulti, sperimentava percorsi come i campi base, le scuole di formazione, la nascita strutturata del Movimento Studenti di Azione Cattolica. Tutte esperienze che prendevano corpo grazie alla visione di una Chiesa in cammino nel mondo e per il mondo. Un periodo particolarmente ricco in cui pastori e comunità vivevano nel profondo gli orientamenti e le indicazioni della Chiesa post conciliare. I frutti che lo Spirito seminava per mezzo loro, si potevano toccare con mano. Oggi come allora, l’Azione Cattolica, nel solco della presenza accanto ai suoi pastori, fa quello che è nel suo intimo. Quello che lo Statuto ricorda a tutti: “…..fermentare e servire la comunità ecclesiale accanto alle altre forme associate e a tutte le forze vive della comunità….”

Un cammino volto sempre a creare consapevolezza della dignità dei laici e della propria vocazione nel mondo. Una vocazione missionaria e silenziosa. Con uno “sguardo rivolto al futuro” come indicò Vittorio Bachelet nello Statuto del 1969.

Giuseppe Turiziani